Innovazione intesa come transizione energetica, digitale e sostenibilità è questo il macro tema che ha dominato la scena di Assoporti, l’Associazione dei porti italiani, che si…
Innovazione intesa come transizione energetica, digitale e sostenibilità è questo il macro tema che ha dominato la scena di Assoporti, l’Associazione dei porti italiani, che si è riunita in Assemblea Pubblica a Roma.
Temi affrontati da Rodolfo Giampieri, presidente di Assoporti, nella relazione introduttiva e poi messi sotto la lente di ingrandimento negli interventi delle due tavole rotonde successive, andate in scena sul palco dello Spazio Vittoria.
La prima sulla sostenibilità: economico, sociale e ambientale. La seconda Tavola rotonda incentrata sull’instabilità geopolitica nutrita dalle difficili relazioni globali a seguito del conflitto russo-ucraino. E a fronte di tutto ciò il ruolo strategico dei porti.
Seduto di fronte al palco il ministro delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, che ha partecipato all’Assemblea dall’inizio alla fine, a lui sono spettate le conclusioni, partecipazione come segnale non trascurabile di attenzione del governo al settore.
Nelle prime file i 14 presidenti delle Autorità di Sistema Portuale, solo 2 mancavano all’appello, in platea tutto il cluster portuale-marittimo, gli esperti, gli studiosi e le istituzioni.
“I porti non si fermano”, è questo il tema con cui il presidente di Assoporti ha aperto l’Assemblea “perché la filiera portuale e logistica si è dimostrata resiliente ed ha affrontato gli imprevisti” – ha detto – “adattandosi velocemente” ai cambiamenti generati dagli eventi che hanno stravolto gli scenari conosciuti fino a quel momento.
Inevitabilmente il tema del conflitto russo-ucraino ha campeggiato la scena: “difficile momento storico senza precedenti per l’Europa dal dopo guerra, come questo già la pandemia ha modificato lo scenario economico” – ha sottolineato il presidente di Assoporti. Su questo la tavola rotonda geopolitica ha voluto dare una lettura di quelli che potrebbero essere gli sviluppo prossimi dell’emergenza.
Sminare le acque antistanti i porti ucraini, sbloccando soprattutto il porto di Odessa, prospettiva difficile allo stato attuale, a cui si guarda per la ripartenza dei traffici di cereali e del grano diretti soprattutto ai Paesi dell’Africa che dalla guerra rischiano la carestia.
La parola “Innovazione” domina sullo schermo dell’Assemblea. Perchè è questo il tema del mondo. Innovazione che si impone ai porti nazionali che così grande implicazione hanno nell’economia.
Innovazione non solo riferita alle tecnologie, ma al cambiamento che il momento storico esige per le impellenti problematiche ambientali, energetiche, geopolitiche e di sostenibilità nelle tre declinazioni: “Una situazione quella dei porti che andrà sicuramente modernizzata, anche se il format ha dimostrato di funzionare”. Tiene a precisare il presidente Giampieri sentito da Corriere marittimo, a margine dell’evento.
Un video passato sullo schermo illustra tutti i progetti di ciascuna Authority, lavoro di sintesi che allinea i porti nazionali con i progetti, gli investimenti e gli obiettivi finali.
“I porti italiani nel 2021 hanno registrato un incremento dei traffici” – trend confermato anche nel primo trimestre 2022, spiega Giampieri, dati che riflettono anche la crescita del commercio internazionale – “nonostante gli effetti complessivi del conflitto in Ucraina che, sicuramente, rappresenta una variabile di grande incertezza per la durata effettiva che avrà”.
Sullo scenario globale “le sfide della competizione” sono acuite dai “costosi noli marittimi, l’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime che hanno portato a un’inflazione più elevata e più ampia del previsto e, non ultime, le tensioni politiche, che determinano instabilità diffusa che travalica i confini nazionali”.
“La delocalizzazione delle attività ha creato, nei momenti più intensi e difficili, problemi nell’approvvigionamento di alcune materie prime e ciò ha portato le imprese alla rivalutazione delle scelte commerciali precedenti, creando il fenomeno di accorciamento della catena logistica (near-shoring e re-shoring)” – dice il presidente dei porti italiani.
Sul tema è intervenuto anche il presidente di SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) Massimo De Andreis, nella Tavola rotonda di geopolitica, argomento ripreso poi da Corriere marittimo in una video intervista.
“Riguardo alla transizione ecologica e alla transizione digitale è necessario essere ancora più compatti e fare sintesi” – precisa Giampieri – “anche delle diverse posizioni presenti tra i player del comparto. Per tale motivo, come Assoporti in rappresentanza di tutte le Autorità di Sistema Portuale ci poniamo come coordinatori delle azioni da mettere in campo e interlocutori leali delle istituzioni non sottolineando soltanto quello che manca, troppo facile, ma proponendo anche quello che serve”.
Porti, comunità energetiche
“I porti diventeranno un centro nevralgico della trasformazione della nazione, perchè all’interno dei porti i fondi del PNRR e del fondo Complementare sono orientati a tre grandi temi: infrastrutture, infostrutture, ovvero la digitalizzazione e la sostenibilità, perchè sono i tre grandi temi del futuro. Siamo pronti come porti a diventare hub, attenti a tutte le novità che la tecnologia sta portando avanti.
La tecnologia passa anche attraverso il tema energetico, i porti sono stati riconosciuti, per legge, Comunità energetica, questo mette in condizione i porti di ragionare sulla produzione di energia”.“In tema di sostenibilità ambientale, l’istituzione di comunità energetiche nei porti da parte delle AdSP è il riconoscimento del principio di un ruolo rafforzato delle Authority che può facilitare la transizione ecologica”.
Transizione energetica navi
Ma il problema centrale che l’armamento solleva nei confronti dei porti, è che questi supportino la transizione energetica che le navi devono affrontare, attraverso la creazione delle infrastrutture necessarie. E’ probabilmente uno degli asset fondamentali di cambiamento e innovazione su cui porti si devono modellare. Problematica sollevata anche dal ministro Giovannini nell’intervento conclusivo: “A Davos durante il World Economic Forum del maggio scorso – dice il ministro – “si è parlato di ammoniaca, Gnl, idrogeno, carburanti alternativi che l’armamento ci richiede”
(fonte: Il Corriere Marittimo)
a cura di Redazione
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