SEMPRE PIU’ ISOLATO IL PIEMONTE DELLA LOGISTICA

Il 60mo anniversario della FAI – Federazione Autotrasportatori Italiani di Torino è stata l’occasione per una riflessione a tutto tondo sulla situazione di crescente…

Il 60mo anniversario della FAI – Federazione Autotrasportatori Italiani di Torino è stata l’occasione per una riflessione a tutto tondo sulla situazione di crescente isolamento logistico del Piemonte. Il mondo delle imprese dei trasporti e le istituzioni si sono confrontate sul presente e sul futuro del settore e gli autotrasportatori subalpini hanno lanciato forte un grido di allarme: isolamento, carenza di lavoratori e divieti ambientali mettono in difficoltà le imprese del settore con possibili ripercussioni anche sul commercio. L’analisi del Presidente FAI Torino Enzo Pompilio d’Alicandro: “servono infrastrutture, manutenzioni, investimenti sui giovani e neutralità tecnologica per la transizione energetica”

di Francesco Oriolo

Laddove un tempo si riparavano i treni, le Officine Grandi Riparazioni di Torino, oggi sorge un nuovo hub che coniuga innovazione, sperimentazione e arte. In questi spazi che uniscono passato e presente, la FAI – Federazione Autotrasportatori Italiani di Torino a metà ottobre ha celebrato i 60 anni di vita. Un compleanno importante, culminato con la premiazione di oltre ottanta aziende di trasporto che dà più tempo fanno parte dell’Associazione, ma anche un momento di riflessione e confronto sulla situazione di progressivo isolamento logistico che il Piemonte e Torino in particolare stanno vivendo da tempo, senza intravvedere un concreto barlume di luce in fondo al tunnel. Il panorama del settore autotrasporti della città metropolitana torinese mostra oggi 3.829 imprese della logistica e dei trasporti (fonte: InfoCamere – Banca dati StockView), che rappresentano il 56% del totale delle imprese piemontesi del settore e il 3,3% di quelle nazionali. A fine 2022 il trasporto merci contava 2.670 imprese, che rappresentano quasi il 70% delle imprese torinesi del settore. Negli ultimi 5 anni è stata rilevata una flessione del 2,1% sul 2021 e di ben 8,7 punti percentuale sul 2018. Naturale quindi che si guardi con preoccupazione al futuro del settore come è emerso dalla discussione alle OGR che ha visto una interessante analisi scaturire dal dibattito a cui hanno partecipato Fabrizio Palenzona, past president FAI nazionale e Presidente di FAI SERVICE/LUMESIA; Paolo Uggè, presidente nazionale FAI; Pasquale Russo, presidente nazionale CONFTRASPORTO; Carlotta Caponi segretario nazionale FAI, Maria Luisa Coppa, presidente ASCOM Confcommercio Torino e provincia; Enzo Pompilio D’Alicandro, presidente FAI Torino; Dario Gallina, presidente Camera di Commercio di Torino; Gianna Pentenero, assessora al Lavoro e Attività Produttive della Città di Torino; Jacopo Suppo, vicesindaco della Città metropolitana di Torino; Marco Gabusi, assessore ai Trasporti della Regione Piemonte e con un messaggio video Edoardo RIXI, vice Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti.

Mancano le infrastrutture ma anche la manutenzione

Numerosi i temi sul tavolo. Enzo Pompilio D’Alicandro, presidente della FAI Torino, che rappresenta 398 imprese (il 15% degli operatori torinesi di trasporto merci su strada) con 5.985 addetti, di cui 3125 autisti, 8.060 veicoli per un volume di affari di oltre 1 miliardo di euro, ha riferito di diversi problemi che, intrecciandosi, portano all’isolamento logistico del Piemonte. A causa di una frana sulla direttrice del Frejus il Tunnel ferroviario è chiuso dal 27 Agosto 2023 – che ha costretto in cassa integrazione per oltre 100 lavoratori – ed il traforo autostradale stradale è a mezzo servizio. Il Monte Bianco chiuderà per nove settimane riversando tutto il traffico internazionale nella Tangenziale di Torino, che, storicamente incompleta, è un autentico collo di bottiglia. Le autostrade tra Piemonte e Liguria sono un immenso cantiere a cielo aperto che rendono infernale la loro percorrenza. «Questa drammatica situazione delle infrastrutture – ha sottolineato il presidente FAI Torino Enzo Pompilio D’Alicandro – oltre a comportare enormi costi per l’economia, allontana da questo mestiere i lavoratori, che non sono più disponibili a compiere un’attività in cui si sa quando si parte ma non quando si arriva, con il carico di una grande responsabilità per la sicurezza propria, del veicolo e della merce trasportata”. Non le manda a dire Pompilio D’Alicandro nell’analisi dello status quo del comparto: “Innanzitutto non dobbiamo mai dimenticare qual è il principale obiettivo delle nostre aziende: rendere produttivi i nostri veicoli ed i nostri conducenti. Per fare questo abbiamo la necessità che i nostri mezzi percorrano le strade senza rallentamenti ed in piena sicurezza, per consegnare quelle merci che sono l’essenza degli scambi commerciali e dell’economia del nostro territorio. E qui si apre il primo capitolo dei problemi e delle difficoltà del nostro settore: le infrastrutture. Pur vantando un sistema viario migliore di altre zone d’Italia, dobbiamo essere consapevoli che le infrastrutture del Nord Ovest non sono affatto sufficienti ed adeguate al tipo di traffico e ai volumi di merci movimentate dalla nostra economia. La Tangenziale di Torino, che manca della chiusura dell’anello, è un autentico collo di bottiglia per il traffico locale, a cui si sovrappone un enorme numero di veicoli impegnati nel traffico internazionale. Chiunque attraversa il nostro territorio deve affrontare un vero e proprio inferno, con tempi di percorrenza imprevedibili, che sono causa di enormi costi ed inefficienze produttive per le imprese, per non parlare degli effetti sulla qualità dell’aria e sull’inquinamento in generale. I collegamenti con la Francia (principale mercato di sbocco delle imprese produttive del nostro territorio) sono insufficienti e gli ultimi avvenimenti dimostrano la loro precarietà. Non è concepibile che una frana di proporzioni tutto sommato ordinaria – che rappresenta un evento prevedibile in ambiente montano – possa recidere una delle principali arterie per le esportazioni italiane ed un collegamento vitale per i traffici transfrontalieri tra Piemonte e Rhone Alpes”. Per il Presidente della FAI Torino a mancare in tutti questi anni è stata anche la più elementare opera di manutenzione: “A contribuire al drammatico isolamento del Nord Ovest, sono stati anche anni di trascuratezza nelle manutenzioni del sistema autostradale ligure/piemontese, con enormi costi per la sicurezza degli utenti della strada. Strade di cui i trasportatori sono i maggiori fruitori (ed anche finanziatori attraverso onerosi pedaggi), che si sono trasformate improvvisamente – e solo a seguito dei drammatici fatti del ponte Morandi – in un enorme cantiere a cielo aperto”.

La carenza degli autisti dipende anche dalle condizioni di lavoro

Questa situazione drammatica delle infrastrutture, oltre a comportare enormi costi per l’economia, allontana i lavoratori dall’autotrasporto. E qui si apre per Pompilio D’Alicandro “il secondo capitolo dei problemi e delle difficoltà del nostro settore: la carenza di lavoratori. L’Italia (e più in generale l’Europa) soffre ormai da qualche anno di una drammatica carenza di autisti ed il problema è destinato ad essere sempre maggiore. Il mestiere di conducente presenta rischi e disagi. I rischi sono collegati prevalentemente ai temi infrastrutturali di cui abbiamo parlato prima. L’evoluzione tecnologica ci sta consegnando veicoli sempre più sicuri, dotati di formidabili strumenti di assistenza alla guida, che stanno davvero minimizzando i rischi per il conducente. All’evoluzione del veicolo non è corrisposta altrettanta evoluzione dell’infrastruttura stradale, anzi non possiamo che ribadire il fatto che si sia fatto poco e nulla su questo fronte. La stessa seconda canna del traforo stradale del Frejus, il cui scavo è terminato da qualche anno, non è ancora entrata in esercizio (ma il nuovo pedaggiamento sì) ed in veicoli continuano ad incrociarsi pericolosamente all’interno della galleria. Il mestiere di conducente è caratterizzato da molti disagi. Primo fra tutti è un mestiere segnato da tempi rigidi in cui è consentita la guida (9 ore) ed altri tempi in cui è obbligatoria la sosta (almeno 9/11 ore), spesso in un autogrill, ma anche al bordo di una strada, in una piazzola o in un’area industriale. Ma come possiamo pensare che nel XXI secolo migliaia e migliaia di autisti – tutti i giorni – vivano queste condizioni lavorative. Le nostre infrastrutture sono – non carenti- non insufficienti – sono drammaticamente inadeguate a sorreggere gli uomini che formano l’apparato circolatorio della nostra economia. E poi ancora: quando i conducenti raggiungono i punti di carico e scarico difficilmente trovano un luogo confortevole dove poter attendere il proprio turno. Spesso negli stabilimenti industriali e nelle piattaforme logistiche è addirittura un problema trovare un servizio igienico destinato ai vettori. Succede piuttosto che i trasportatori vengano fatti attendere in aree esterne, sprovviste di qualsiasi forma di servizio alla persona e questo purtroppo per tempi di attesa troppo lunghi. Manca una sensibilità da parte dei caricatori di quanto sia importante fare attendere il minimo possibile il vettore per le operazioni di carico e scarico e per le connesse attività amministrative. Troppo spesso si sacrifica il benessere e la sicurezza dei conducenti in favore di una forsennata corsa alla riduzione dei costi delle attività logistiche, spesso esternalizzate a operatori terzi e troppo – troppo spesso caratterizzate da violazioni delle norme retributive, fiscali e contributive. Ormai non passa settimana senza che le cronache riportino la notizia di grandi operatori della logistica sottoposti a procedimenti da parte della magistratura penale. Ancora prima di iniziare la professione e prima di affrontare i rischi ed ai disagi della strada il conducente – o aspirante tale – vede scalare una montagna che si chiama Patente CE e la CQC”.

Investire sui giovani: il diploma di Perito Logistico

Un giovane che volesse intraprendere questo mestiere deve affrontare un percorso complicato: deve attendere di aver compiuto 21 anni, poi deve impegnare tra i 15 ed i 18 mesi per sostenere la trafila degli esami alla MCTC (quando riescono a farli e se assumono nuovi ingegneri) per una spesa non inferiore a 6/7 mila €uro. In questi anni abbiamo messo in campo alcune iniziative per provare a migliorare la situazione: un confronto con la Regione Piemonte, le autoscuole, le agenzie di lavoro interinale, per favorire l’acquisizione delle patenti per favorire l’inserimento di nuovi autisti nelle aziende. Ma il vero problema è che non si trovano candidati, che non ci sono giovani disposti a fare questo mestiere, con alcuni rischi (sempre meno grazie al progresso tecnologico) e forse con troppi disagi”. A questo punto del suo circostanziato discorso il rappresentate FAI ha parlato con soddisfazione di un progetto nato alla FAI di Torino: il diploma di Perito Logistico con il sistema DUALE. “Proprio nell’AS 22/23 abbiamo avuto i primi 29 ragazzi diplomati Periti Logistici, al termine di un percorso scolastico presso IIS Galilei Ferrari di Mirafiori. – ha spiegato D’Alicandro – Il percorso che, grazie ad una collaborazione con la SITO spa e la CCIAA di Torino, ha consentito, oggi unici in Italia, di fare frequentare ai ragazzi le lezioni per 4 giornate a settimana a scuola e la 5° giornata all’interporto, dove presso la FAI e la SITO sono state organizzate aule e lezioni con docenti specialistici da noi individuati.

La transizione energetica richiede neutralità tecnologica

Altro punto cruciale è la transizione energetica, che impone l’aggiornamento massiccio dei mezzi. “L’ultimo tema che ritengo cruciale per l’autotrasporto ed in particolare per le imprese torinesi e piemontesi è: l’impatto ambientale dell’autotrasporto. – ha detto il Presidente FAI Torino – Noi siamo convinti che per i veicoli destinati al trasporto di merci su strada, non si debba effettuare una scelta a priori sul quale sia il miglior tipo di alimentazione, ma occorre concentrarsi sugli obbiettivi che si vogliono raggiungere in termini di prestazioni e di livelli di emissioni. Il parco mezzi delle nostre imprese è stato notevolmente rinnovato anche grazie agli incentivi che sono stati negoziati dalla nostra Federazione con i vari Governi, ma che restano ancora modeste e che hanno un limite enorme: i contributi arrivano ad anni di distanza dagli investimenti. In questo quadro troviamo inutili ed inefficaci, rispetto agli obbiettivi del contenimento delle emissioni inquinanti, provvedimenti come quello che prevedeva l’applicazione del divieto di circolazione ai veicoli Diesel €5 in 76 Comuni del Piemonte e che grazie all’iniziativa assunta dal Presidente Cirio e dal Governo sono stati temporaneamente sospesi. Occorre ora lavorare per trovare un’alternativa all’applicazione di un complesso sistema di divieti di circolazione per motivi ambientali, sistema che da solo non risolve il problema dell’inquinamento nel bacino padano. La nostra Associazione è pronta a confrontarsi con le Istituzioni per ricercare soluzioni percorribili, che contribuiscano realmente a ridurre le emissioni inquinanti, evitando il rischio di impedire a molte imprese di svolgere i propri servizi – fondamentali per l’economia piemontese ed a garantire ai lavoratori il diritto di raggiungere il posto di lavoro”. Importante l’impatto anche su altri settori. “Siamo preoccupati – ha evidenziato Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia, a cui FAI è associata – per gli effetti di queste criticità sul commercio e sul turismo. Non solo il blocco dei valichi alpini impedisce il trasporto delle merci da e per le attività commerciali, ma anche la tangenziale di Torino, mai completata e perennemente intasata, disincentiva chiunque a venire a consegnare in città o, a raggiungere il centro per fare acquisti. L’interruzione del traffico sui valichi incide, inoltre, anche sul turismo. Sono tantissimi gli autobus che portano, ad esempio, i turisti francesi a Torino, oltre a quelli che arrivano in treno. Rischiamo di perdere una parte importante di questo flusso turistico. Flusso che sta prendendo sempre più in considerazione l’acquisto nei negozi oltre alle classiche visite storico culturali”.

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a cura di Redazione